mercoledì 4 novembre 2009

PARABOLA DEI BROCCOLI E DEL BUDINO

Possiamo paragonare la Terra ad una mensa dove gli uomini vanno a mangiare tutti i giorni della loro vita.
Ecco, a questa mensa servono solo broccoli; broccoli a colazione, broccoli a pranzo, broccoli a cena.
Tutti sono convinti che essi siano l'unico alimento esistente al mondo, non essendosi mai nutriti d'altro.
Finché, un giorno diverso per ciascuno, a tutti presentano davanti un budino al cioccolato etichettato con il nome del suo proprietario, il solo che può nutrirsene.
Quest'uomo annusa il budino e pensa che sia cosa buona, ma non gli è dato di sapere se da quel momento potrà averne uno ogni giorno oppure se sarà la prima e ultima volta che potrà mangiarne; semplicemente la signora della mensa gli dice "Tesoro, sbrigati a pappartelo altrimenti lo butto".
Ora, l'uomo decide di gettare il suo budino insieme alle bucce di banana, mentre un suo compagno, quando viene il suo momento, decide di nutrirsi del proprio.
Il primo mangerà di broccoli per sempre chiedendosi fino alla morte " chissà di cosa sapeva.." mentre il secondo assaporerà ogni goccia di quel cibo e penserà che esiste davvero quel tipo alto con la barba, sì, Babbo Natale.
Ma quando tornerà a cibarsi di broccoli egli desidererà di non avere mai mangiato il budino perché i broccoli gli sembreranno...broccoli e ogni giorno supplicherà la signora della mensa di averne "solo un' altra goccia!!" ed ella gli risponderà "La verdura è tutta salute, bellezza".
A quell'uomo resterà solo il ricordo del sapore sublime del budino, ricordo che lo tormenterà per tutta la vita bucandogli mente e stomaco.
Ora,quale dei due uomini è più felice?
Pensate dunque e state pronti, perché non sapete né il giorno né l'ora in cui il vostro budino vi sarà servito.

Anna Palazzi

KOLN CONCERT


"Secondo me la miglior musica è sempre quella che suona come
se non ci fosse stato nulla di scritto prima di essa.
Se possibile, bisogna sempre tornare a ripartire dal silenzio”
Keith Jarrett

Come parlare di uno dei più grandi musicisti del secolo?
Come parlare del pianista cresciuto alla corte di Miles Davis: Keith Jarrett?
Come parlare del "Koln Concert", del "concerto di Colonia"?
Come parlare del più grande disco di piano jazz della storia dell'umanità?
Quello che ha venduto tre milioni e mezzo di copie?

Si potrebbe iniziare facendo un' analisi stilistico-musicale della cosa ma, obbiettivamente, che senso avrebbe?

La sera del 24 gennaio 1975, data della registrazione del disco, all'Opera Haus di Colonia, chi avrebbe mai immaginato che, seduto davanti a un pianoforte scordato, Jarrett avrebbe suonato ciò che viene ricordato come la più grande improvvisazione di sempre?

Sì, improvvisazione.
Perchè è tutto improvvisato.
Jarrett è sempre stato famoso per questo ma, a mio parere, con questo concerto a toccato veramente l' apice.
E' talmente perfetto il "Koln Concert"!
Talmente pieno di vita, di gioia, di infinita tristezza.
E' malinconico, vivo, complesso e allo stesso tempo di una semplicità sconcertante.
Sembra quasi che le note ti scorrano addosso, infradiciandoti.
Ti scorrono addosso i bassi ostinati, gli accordi ripetuti, le scale, le note pulite, dolcissime.
Sessanta minuti e sei secondi.

Vi invito ad ascoltare questo disco se non l'avete ancora fatto.
Sessanta minuti, sei secondi, non di più.
Vi invito a cercarci la vita, a sentire ogni singola nota come parte di qualcosa di infinito, di più grande di voi.
Vi invito a gustarvelo, ad assaggiarne ogni singolo pezzo, quasi fosse una prelibata pietanza.
Vi invito a viverlo come esperienza totalizzante.
Entrate nel concerto di Colonia, camminatevi, commuovetevi, gridate.

Qualcuno chiese a Jarrett di trascrivere il “Koln Concert” la sua risposta fu che il concerto doveva andarsene così come era venuto.

Io spero che il “Concerto di Colonia” non se ne vada.

Mai.


Benedetta Valdesalici

FACCIA A FACCIA CON LO SQUALO

Poco tempo fa, mentre ero nel negozio di mia madre a fare finta di lavorare, mi è capitato di ascoltare una conversazione che tra lei e una sua amica, Antonella. Parlando del più e del meno si era lasciata sfuggire una frase interessante: “Sì, beh, io ero terrorizzata…come quando mi sono trovata faccia a faccia con uno squalo vero!”
Voi non vi sareste incuriositi? Naturalmente, chiunque al mondo sogna di vedere uno squalo dal vivo! Almeno io sì, così ho cominciato a farle qualche domanda… ed è saltato fuori che ha fatto un sacco di esperienze entusiasmanti per amore dello sport e soprattutto dell’intensa attività fisica.
Ecco un piccolo resoconto delle sue avventure marine:

Per quanto tempo hai fatto sub?
Per circa 10 anni. È bellissimo.
Ci credo! che emozioni ti dava?
Soprattutto estrema libertà. Noi viviamo in una società molto caotica. Sott’acqua ovviamente è il contrario: ti trovi di colpo in un mondo totalmente diverso! Buio, ovattato e silenzioso. A così tanti metri sott’acqua vivi le esperienze in modo completamente diverso, Più intenso, quasi. Come se i secondi fossero più nitidi. E poi direi che è meraviglioso essere letteralmente immersi nella natura.
Posso solo immaginare l’intensità dell’esperienza di incontrare uno squalo, allora! Dove l’hai visto?
(Ride) ero nelle Isole Mauritious, con la mia compagna di sub. Quello era uno squalo limone, in inglese ‘shark lemon’. Poi sono stata anche negli Stati Uniti e in Polinesia.
E' l’unico esemplare che hai visto durante le tue varie immersioni?
No, no, ne ho visti cinque o sei, ma in occasioni diverse. In più ho visto tante altre specie di pesci. I più belli sono i pesci pagliaccio e le mante.
Hai detto che eri con un’altra ragazza…
Sì, quando fai questo tipo di sport è importante essere almeno in due. Sai, così ci si può aiutare a vicenda se ci sono momenti di difficoltà. È meglio avere qualcuno a cui affidarsi…
Perché, a parte i grossi pesci con i dentoni affilati, ci possono essere anche altri pericoli, vero?
Sì. Per esempio…è molto brutto andare in narcosi d’azoto. È detta anche ebbrezza da alti fondali. Praticamente, succede quando vai molto velocemente troppo in profondità, sotto i 30 metri, per intenderci. Nella bombola è contenuto anche dell’azoto che è un gas che compone l’aria che respiriamo. Dopo è tutto un combinarsi di pressione: essendocene troppa all’esterno, il gas all’interno si comprime diventando dannoso per il nostro organismo.
Che effetti ha?
Ti sembra di essere drogato. Una volta a questa mia amica è successo di finire in narcosi e quando siamo risalite in superficie mi ha raccontato eccitatissima che aveva visto degli orsetti blu!! Quando è capitato a me, continuavo ad avere l’impressione che dal muro d’acqua scura intorno a me stesse arrivando qualcuno che suonava delle campanelle. Roba da matti! Se non si è esperti bisogna sempre seguire il Live-master, che è l’esperto che può riportarti fuori.
A parte tutto, tra Mauritius e Polinesia avrai visto scenari stupendi…
Sì, puoi dirlo! La barriera corallina, poi, è mozzafiato. Soprattutto per le forme dei coralli e i loro colori. Nel passaggio dove i coralli finiscono e comincia il vero e proprio mare aperto, la corrente è fortissima a causa della marea che va e viene. Senti proprio tutta la potenza del mare. Una volta sono stata sbattuta da un’ondata dritta dritta sui coralli. Sono taglienti. Aveva la gamba piena di graffietti.
Ma ne vale la pena?
Sì, ne sono convinta. sono queste le esperienze che ti fanno capire quanto è bello vivere.
Per chi è curioso in materia. Dove ci si potrebbe informare di più?
Hmm…beh, dovrebbero esserci tanti siti. Io ho dovuto fare prima alcuni corsi di apnea eccetera, per ottenere un brevetto come ad esempio l’SSI [n.d.r Scuba Schools International] che ti viene riconosciuto in tutto il mondo.

Chiara Nizzi