mercoledì 4 novembre 2009

KOLN CONCERT


"Secondo me la miglior musica è sempre quella che suona come
se non ci fosse stato nulla di scritto prima di essa.
Se possibile, bisogna sempre tornare a ripartire dal silenzio”
Keith Jarrett

Come parlare di uno dei più grandi musicisti del secolo?
Come parlare del pianista cresciuto alla corte di Miles Davis: Keith Jarrett?
Come parlare del "Koln Concert", del "concerto di Colonia"?
Come parlare del più grande disco di piano jazz della storia dell'umanità?
Quello che ha venduto tre milioni e mezzo di copie?

Si potrebbe iniziare facendo un' analisi stilistico-musicale della cosa ma, obbiettivamente, che senso avrebbe?

La sera del 24 gennaio 1975, data della registrazione del disco, all'Opera Haus di Colonia, chi avrebbe mai immaginato che, seduto davanti a un pianoforte scordato, Jarrett avrebbe suonato ciò che viene ricordato come la più grande improvvisazione di sempre?

Sì, improvvisazione.
Perchè è tutto improvvisato.
Jarrett è sempre stato famoso per questo ma, a mio parere, con questo concerto a toccato veramente l' apice.
E' talmente perfetto il "Koln Concert"!
Talmente pieno di vita, di gioia, di infinita tristezza.
E' malinconico, vivo, complesso e allo stesso tempo di una semplicità sconcertante.
Sembra quasi che le note ti scorrano addosso, infradiciandoti.
Ti scorrono addosso i bassi ostinati, gli accordi ripetuti, le scale, le note pulite, dolcissime.
Sessanta minuti e sei secondi.

Vi invito ad ascoltare questo disco se non l'avete ancora fatto.
Sessanta minuti, sei secondi, non di più.
Vi invito a cercarci la vita, a sentire ogni singola nota come parte di qualcosa di infinito, di più grande di voi.
Vi invito a gustarvelo, ad assaggiarne ogni singolo pezzo, quasi fosse una prelibata pietanza.
Vi invito a viverlo come esperienza totalizzante.
Entrate nel concerto di Colonia, camminatevi, commuovetevi, gridate.

Qualcuno chiese a Jarrett di trascrivere il “Koln Concert” la sua risposta fu che il concerto doveva andarsene così come era venuto.

Io spero che il “Concerto di Colonia” non se ne vada.

Mai.


Benedetta Valdesalici

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