lunedì 2 febbraio 2009

Editoriale.... e siamo a sette....

Nuovo anno, nuovo numero. Howl è tornato con tanta voglia di farsi leggere e una voce chiara per urlare di nuovo, cercando di farsi sentire al di sopra del frastuono assordante di tutti i giorni. Per il terzo anno consecutivo, ci troviamo di fronte ad un “numero uno”: è significativo, questo.
Se il primo anno, con poco tempo a disposizione, era servito per dare vita al progetto ed avviarne il motore, con il secondo lo abbiamo testato in un rodaggio a volte difficile ma comunque divertente e speriamo costruttivo. Quest’anno invece partiamo con presupposti diversi: la redazione è stata costruita ed è piuttosto stabile, Howl si è già fatto un nome a livello scolastico (e, in parte, extrascolastico) e il nostro compito è esclusivamente quello di proseguire sulla strada tracciata. Un paio di parole prima di iniziare col giornalino vero e proprio: ringraziamenti e ripasso delle regole! Per prima cosa vogliamo ringraziare Damiano Razzoli, creatore del progetto e nostra guida spirituale attraverso gli intricati meandri del giornalismo; poi Diletta Pignedoli, il nostro vecchio “capo” che ci ha lasciati per proseguire gli studi. Solo ed esclusivamente grazie a queste due persone oggi siamo ancora qui a parlare di Howl, dunque chapeau! Il ripasso delle regole è semplice: Howl è un giornalino di tutti gli studenti del Cattaneo - Dall’Aglio, dunque chiunque è libero di scrivere nel rispetto della dignità delle altre persone e della buona civiltà. La redazione di Howl si limita a svolgere un ruolo di “copia-incolla” degli articoli, senza selezioni ideologiche: ne consegue logicamente che il giornalino è apartitico (ma non apolitico) e che non appoggia in sé nessun colore o ideale. Proprio per i principi precedenti, Howl accetta qualsiasi contributo firmato e non volgare, senza che sia effettuata censura di qualsiasi tipo: l’unico intervento sui contributi dei lettori sarà semplicemente una correzione grammaticale degli articoli, mentre le lettere saranno lasciate così come ci saranno inviate. Fatte le dovute premesse partiamo con le migliori speranze per quest’anno, accompagnate soltanto da un piccolo, brutto presentimento: siamo sopravissuti a turnover di redattori,distribuzioni di questionari, volantini “anonimi”, attacchi politici e pubbliche denigrazioni, ma non possiamo sopravvivere anche a Daniele Petrone come PR. Questo è troppo, va oltre le nostre capacità.

Giuliano Gabrini

UNA CHIACCHIERATA semiseria CON I NEORAPPRESENTANTI DEGLI STUDENTI

LUCA DALLARI
I: Nome e cognome?
L: Luca “Luke Jack” Dallari.
I: Molti sostengono che tu sia stato eletto solo per la tua bellezza fisica, cosa rispondi?
L: Non vedi che figo da paura che sono?
I: Quali sono i tuoi obbiettivi come rappresentate degli studenti?
L: Rispettare i punti e far ridere i miei elettori.
I: In molti ti tacciano di populismo, cosa ne pensi?
L: Che cazzo è il populismo!?
I: Pensi che la nostra scuola abbia bisogno di cambiamenti radicali?
L: Non lo penso; penso che dovrebbe essere più autonoma, che non debba essere influenzata dall’esterno, ma tutto sommato va abbastanza bene.
I: Cosa ne pensi dei fatti che stanno riguardando la scuola italiana negli ultimi tempi?
L: Io penso che la scuola debba trovare un sistema efficiente e stabile e poi mantenerlo, fregandosene di riforme e altro.
I: Cosa ne pensi delle elezioni scolastiche di quest’anno, in cui ci sono state liste sempre più simili fra loro e molte demenziali?
L: Penso che in un mondo nel quale basta alzare la testa per piangere ci vuole uno stupido che faccia ridere.
I: Si ritiene quindi abbastanza stupido per farci ridere?
L: (risponde cantando “Hakuna matata” accompagnato da coreografie, riuscendo a far ridere il redattore in questione)
I: C’è qualcosa che non ti ho chiesto e che vorresti dirmi?
L: (canticchia la colonna sonora di Star Wars e saltella pacioccosamente per pensarci) Nutella, Nutella, Chitarra, Nutella, Nutella, Chitarra, Nutella. Che cosa significa “amare”?
I: Aspre, non dolci.
L: Ma vedi d’annattene…



GIULIANO GABRINI
I: Nome e cognome?
G: Giuliano e Gabrini.
I: Perché pensi di essere stato eletto?
G: Me lo sto ancora chiedendo.
I: Quali sono i tuoi obbiettivi come rappresentate degli studenti?
G: Riportare sul giornalino ciò di cui si parla in consiglio d’istituto, partecipare attivamente al consiglio d’istituto, organizzare un buon monteore e abolire l’ICI sulla prima classe.
I: In molti ti tacciano di populismo, cosa rispondi?
G: E’ un’invenzione di voi giornalisti dell’opposizione.
I: La tua lista è sembrata un po’ snob nelle idee e negli atteggiamenti, cosa ne pensi?
G: La nostra lista ha detto quello che pensava. Gli elettori erano liberi di non votarci. Se in molti ci hanno votato vuol dire che condividevano le nostre idee.
I: Pensi che la nostra scuola abbia bisogno di cambiamenti radicali?
G: Probabilmente no, i cambiamenti radicali devono riguardare gli esterni che si intromettono all’interno.
I: Cosa ne pensi dei fatti che stanno riguardando la scuola italiana negli ultimi tempi?
G: Che non sono perfettamente informato, quindi non mi permetto di esprimere un giudizio.
I: Cosa ne pensi delle elezioni scolastiche di quest’anno, in cui ci sono state liste sempre più simili fra loro e molte demenziali?
G: Non c’è tanto da pensare: finche non si stabilirà una commissione di taglio per le liste è normale che succeda così.
I: C’è qualcosa che non ti ho chiesto e che vorresti dirmi?
G: E’ divertente essere intervistato dal giornalino di cui sei redattore.
I: C’è quindi un conflitto di interessi…
G: Ma che conflitto di interessi! Sono stato frainteso, sono stato frainteso!



MATTEO MERLINI
I: Nome e cognome?
M: Matteo Merlini.
I: Perché pensi di essere stato eletto?
M: Perché sono figo.
I: E’ circa la stessa risposta che ha dato Luca Dallari…
M: Ma la mia è fondata.
I: Quali sono i tuoi obbiettivi come rappresentate degli studenti?
M: Io non centro niente con la mia lista. Avevo intenzione di fare una lista per conto mio, mi hanno chiesto se volevo far parte della loro lista come candidato principale. Ho detto: “ Fate quel che vi pare, tanto vengo eletto.”. Già l’anno scorso avevo rischiato, quest’anno sono andato su.
I: Pensi che la nostra scuola abbia bisogno di cambiamenti radicali?
M: Beh, no radicali no, piccole modifiche.
I: Cosa ne pensi dei fatti che stanno riguardando la scuola italiana negli ultimi tempi?
M: Io non condivido molti punti della riforma Gelmini, ma alcuni secondo me sono giusti.
I: Quali sono quelli che condividi?
M: Abolire tante facoltà universitarie inutili e tagliare il personale ATA.
I: Cosa ne pensi delle elezioni scolastiche di quest’anno, in cui ci sono state liste sempre più simili fra loro e molte demenziali?
M: La mia lista era la più seria di tutte. C’erano liste veramente poco serie: questo mi fa male al cuore.
I: Puoi dirci qualcosa sulla proposta del sottopassaggio?
M: C’è stato consigliato un porticato: la spesa per il sottopassaggio è troppo elevata. In consiglio di istituto han detto che la scuola arriverà a febbraio senza soldi, quindi sarà difficile…
(Arriva una mosca moribonda)
M: E’ in diffi…
I: C’è qualcosa che non ti ho chiesto e che vorresti dirmi?
M: Darei più potere alla Barbieri e più considerazione verso i geometri. Eterna fedeltà alla vice!

MATTIA ZANOTTI*
I: Nome e cognome?
M: Zanotti Mattia.
I: Perché pensi di essere stato eletto?
M: Simpatia più che altro, amicizia. Magari sono piaciuti anche i punti della lista, ma è stato più che altro per simpatia.
I: Quali sono i tuoi obbiettivi come rappresentate degli studenti?
M: Un bel monteore, con gente interessata non nei corridoi, e una sicurezza efficiente. Sono disposto a sentire tutti i problemi e andare incontro alle problematiche.
I: Pensi che la nostra scuola abbia bisogno di cambiamenti radicali?
M: No.
I: Cosa ne pensi dei fatti che stanno riguardando la scuola italiana negli ultimi tempi?
M: Non sono d’accordo con le maniere: non sono giuste le occupazioni, bisogna parlarne con gente competente.
I: Dato prima dell’intervista stavi parlando dell’ora di religione con Gabrini, che pensi riguardo a questo tema?
M: Penso che sia fondamentale difendere l’identità cattolica. Non sono praticante ma per me è una cosa giusta.
I: Ma la nostra costituzione sancisce che non ci siano differenze fra religioni al cospetto dello Stato…
M: Sarò anticostituzionale…
I: “Per una scuola più pulita” a molti è sembrato uno slogan razzista…
M: Ci sono stati dei problemi perché abbiamo cambiato nome… Doveva sostenerci la Lega, ma i volantini sono arrivati tardi e abbiamo dato un nome alla lista senza darci peso. Mi dispiace che sia stato inteso come razzista.
I: Cosa ne pensi delle elezioni scolastiche di quest’anno, in cui ci sono state liste sempre più simili fra loro e molte sono state demenziali?
M: Le elezioni sono sempre più un motivo per perdere tempo. Secondo me non è giusto questo modo di affrontarle. Il rappresentate degli studenti è una persona importante a scuola e quindi dovrebbe essere un minimo qualificato e competente.
I: C’è qualcosa che non ti ho chiesto e che vorresti dirmi?
M: Posso chiederti cosa pensi della mia lista? Dei tanti voti che abbiamo preso?
I: Senza scendere in merito alle idee del partito, penso non sia giusto che una lista scolastica si appoggi direttamente a un partito, dato che non se ne possono realizzare i punti principali a scuola. La vostra lista rischia di essere eletta più per appartenenza politica che per i punti e le persone. Anche voi, inoltre, avete messo qualche punto demenziale come le ragazze di miss Padania. In quanto ai voti…ognuno è libero di votare come gli pare.
M: Appoggiarsi a un partito può essere d’aiuto per organizzare meglio alcune cose: noi puntiamo sui dibattiti politici, penso che sia giusto portare la politica a scuola, tu no? Miss Padania era solo un punto scherzoso che in una lista ci può stare.
I: Io sono d’accordo con la politica a scuola, penso sia importantissima, ma si può fare anche senza l’appoggio di un partito: l’appoggio di un partito rischia di portare solo un effetto negativo a un dibattito.


*L’intervistato ha chiesto di fare una revisione grammaticale all’interlocutore e redattore, che ha comunque cercato di attenersi il più fedelmente possibile al testo originale.

Giovanni Dolci

New world

4 novembre 2008.
Ricordatevi bene questa data e questo grande avvenimento, che influenzerà il mondo: Barack Obama è il nuovo presidente degli Stati Uniti, è il primo presidente di colore nella importante storia americana. È finito il ventennio delle due famiglie più influenti come i Clinton e i Bush , ora si volta pagina. Queste elezioni saranno ricordate nella storia, non solo perché si è votato un presidente afroamericano, ma anche per il più alto numero di presenti al voto. Obama diventerà presidente effettivo solo il 20 gennaio prossimo, quando giurerà davanti alla Casa Bianca, da li inizierà il compito più arduo, prendere in mano la difficile eredità del governo Bush, iniziata con una guerra ingiusta e finita con la crisi economica che à coinvolto il mondo in modo disastroso. Obama propone punti precisi, ma difficili da realizzare, si impegna a ritirare le truppe dall’Iraq, a rendere la sanità pubblica( se non hai l’assicurazione in America, non hai la possibilità di curarti) ed aiutare in materia di politica economica le famiglie più bisognose e il ceto medio ( in America ci sono 4 milioni di poveri, e in tanti stanno perdendo la casa, con i mutui Subprime). Il mondo esulta, qualcuno deluso si lascia andare a battutine denigratorie come :”è giovane, è bello e abbronzato”. Le tv di tutto il mondo ci hanno tartassato per due anni, ci hanno informato continuamente e tenuto col fiato sospeso fino all’ultimo, ma alla fine Obama, bisogna dirlo è il presidente un po’ di noi tutti, perché il mondo dipende dal futuro degli USA. Ci ha portato un ventata di giovinezza, e ricorda un po’ gli anni 60 dei Kennedy. Anche io sono felice per questa vittoria ,anche se c’è il timore dovuto a fattori razziali, Obama rischia, 4 anni sono tanti e tutto può succedere, perché l’America è un paese evoluto ma pieno di contraddizioni. La sua elezione sarà anche un aiuto per la politica che spesso vede col fumo negli occhi le politiche di integrazione, questo avvenimento può dare una spinta a risolvere i problemi dei flussi migratori e alla convivenza civile con le varie culture.

Sebastiano Beretti

Kill your sons

I giovani sono il futuro del mondo… se non li fermiamo prima!”
H.J.Simpson

La scuola. Il futuro di un paese. Temi che in questi giorni, o, meglio, in questi mesi, sono stati al centro del dibattito politico, della cronaca e, soprattutto, della massiccia mobilitazione dei cittadini. Forse per la distanza geografica da altri istituti importanti e da grandi città, la nostra scuola sembra essere meno coinvolta nel dibattito. Se la politica a volte può apparire, penso erroneamente, argomento lontano dagli studenti, o comunque argomento di cui non si dovrebbe parlare a scuola, questi provvedimenti in materia di pubblica istruzione ci riguardano direttamente: perché modificheranno profondamente le scuole che stiamo frequentando, perché modificheranno profondamente le università che alcuni di noi andranno a frequentare, perché dalla cultura e dalla preparazione tecnica dei cittadini dipendono la democrazia e il benessere (non solo materiale) del nostro paese.
Dunque, facciamo un po’ d’ordine: quali sono i punti salienti dei provvedimenti contestati?
In primis quelli elaborati più dal ministero dell’Economia che da quello dell’Istruzione: buona parte della cosiddetta “riforma Gelmini” è incentrata sulla ormai celeberrima “razionalizzazione”, ovvero su enormi tagli. Per far questo, nelle scuole, verranno tagliati 87.341 docenti e 44.500 non docenti ( segretari, bidelli, assistenti…) nell’arco di tre anni, riducendo le ore di lezione, aumentando i rapporti alunni/classi e alunni/docenti e, probabilmente, togliendo quasi tutti gli insegnanti di sostegno e le figure di aiuto e di integrazione dell’insegnamento canonico. La riduzione dell’orario colpirà le scuole di ogni ordine e grado riducendo l’orario settimanale in media di tre- quattro ore e sostanzialmente eliminando il tempo pieno alle elementari: dove verranno mantenute le attività pomeridiane, infatti, le ore in più rispetto alle 24 stabilite per legge non saranno curate come quelle scolastiche ordinarie, diventando sostanzialmente più “parcheggi per bambini” che momenti di formazione inseriti in una precisa logica pedagogica.
Nelle scuole elementari, inoltre, escluse le ore di inglese, dovrà essere un solo docente, il famigerato “maestro unico”, a condurre le lezioni. Ovviamente, dovendo coprire vari ambiti, non riuscirà più a programmare e curare il lavoro con la stessa precisione ed efficacia, limitandosi, complice anche la riduzione d’orario, a impartire solo gli insegnamenti fondamentali, a scapito di approfondimenti, tornando insomma ad insegnare a “leggere, scrivere e far di conto”. Alcuni sono favorevoli alla reintroduzione del maestro unico ricordando i bei tempi in cui c’era e tutti imparavano benissimo. Anche ammettendo che tutti gli alunni avessero un’ottima formazione, all’epoca il rispetto nei confronti degli insegnanti molto maggiore e le classi erano molto più omogenee. Oggi, infatti, nelle classi sono presenti più stranieri, che spesso hanno bisogno di un’alfabetizzazione (e non di una ghettizzazione come si ha intenzione di fare con le classi-ponte), disabili, giustamente integrati nelle classi e non più relegati nelle classi differenziali, che probabilmente si vedranno venir meno anche i pochi insegnanti di sostegno ora presenti, e bambini che hanno anticipato l’entrata alle elementari di un anno e che, soprattutto i primi anni, spesso presentano caratteristiche diverse dai compagni di classe a causa dell’età. Inoltre, se capitasse a una classe un insegnante incompetente? Cinque anni in cui la classe imparerebbe poco o niente?
Per le università, invece, si stimano tagli per 1,4 miliardi di euro nell’arco di cinque anni, che verranno effettuati riducendo progressivamente il personale docente con contratto a tempo indeterminato e costringendo le università ad abbassare il livello della formazione e/o a cercare finanziatori esterni, diventando quindi fondazioni.
Essendoci sempre meno posti di lavoro a tempo indeterminato, probabilmente, si amplificherà il fenomeno della “fuga di cervelli”, poiché i più preparati e competenti, non vedendo sbocchi lavorativi gratificanti, ma solo precari, tenderanno ad andare all’estero, diminuendo ancor più la qualità della ricerca, che già verrà messa a dura prova dal taglio dei docenti e delle risorse.
Le università si troveranno quasi costrette, assieme ad alcune scuole, come si augura Brunetta, a diventare fondazioni, mettendosi in gara, quindi, per attirare finanziamenti privati. I privati che finanzieranno gli atenei vorranno, però, un tornaconto; chiederanno, quindi, che vengano potenziati i corsi che servono alle loro aziende, togliendo risorse alle facoltà verso cui non hanno interessi, fin quasi a farle scomparire. Se i finanziamenti privati non saranno sufficienti, inoltre, le università dovranno aumentare le tasse e diminuire la qualità e la quantità dei servizi erogati. Al sud, dove entreranno ancor più prepotentemente in campo gli interessi clientelari e mafiosi e ci saranno probabilmente minori finanziamenti privati, le università se non scompariranno, diventeranno di bassissimo livello.
Questi provvedimenti più che a una razionalizzazione e a una maggiore qualità pedagogica e formativa porteranno a tagli indiscriminati e ad una svalutazione e distruzione dell’istruzione pubblica. L’Italia, che è già povera di materie prime e non può competere coi paesi emergenti in merito al costo del lavoro, abbassando ancor di più il livello di ricerca e di formazione dei lavoratori non sarà più capace di produrre prodotti (materiali e non) all’avanguardia e di qualità; la sua economia, quindi verrà ancor più messa in ginocchio. I cittadini, inoltre, avendo solo una formazione superficiale, potranno essere inebetiti ancor più facilmente dalle televisioni e dagli sproloqui quotidiani che vi vengono trasmessi, senza avere la possibilità di capire cosa stia succedendo.
Questi provvedimenti, insomma, uccideranno la nostra economia, la nostra democrazia, la nostra qualità della vita. Uccideranno il nostro futuro.
Giovanni Dolci

Imparando a resistere

Primo gennaio 1948: entrata in vigore della Costituzione; data importante, indelebile, una passo avanti, una svolta verso la democrazia tentando di cancellare le barbarie del ventennio fascista.
60 anni della costituzione italiana. E per questo importante anniversario che l’ associazione culturale “La Fenice” ha organizzato, nelle giornate 11-12 ottobre, un breve ma intenso viaggio sulle orme della costituzione, arrivando alle radici di quel famoso 1948 attraverso testimonianze, racconti e luoghi che hanno lasciato una ferita ancora aperta nella storia del nostro paese.
Montesole-Barbiana Dossetti- Milani.
Nomi, luoghi, parole chiave.

Il nostro punto di partenza è stato il parco storico regionale di Montesole, il parco ricopre l’area coinvolta nel terribile eccidio di Montesole avvenuto nel 1944 quando la violenza nazi-fascista arrivò in questo zone e portò inevitabilmente gli spettri della morte e del terrore.
Le truppe nazi-fasciste si avventarono sulle abitazioni, sulle scuole, sulle chiese, uccidendo selvaggiamente i pochi abitanti, saccheggiando, bruciando in nome della croce uncinata.
Gli abitanti non riuscirono a mettersi in salvo, forse ingenui, rassegnati o semplicemente inconsci di quello che stava per succedere
la crudeltà sovraumana che incombeva pesatamente nell’animo delle truppe uccise 770 persone nei modi più violenti e brutali.
Le voci che cominciarono a spargersi relative a quei giorni di terribile inumanità furono negate dalle autorità fasciste indicandole come false.
Solo grazie alla liberazione si incominciò a capire cos’era effettivamente successo in quelle giornate piene di follia e d’orrore.
L’itinerario che abbiamo seguito, passo dopo passo, ci presenta come furono violentemente colpite queste zone, grande palcoscenico non solo dell’eccidio, ma anche della resistenza avvenuta in seguito.

Successivamente ci è stata presentata un importante figura : Don Giuseppe Dossetti, personaggio carismatico, membro attivo della cosiddetta commissione dei 75 che elaborò la prima bozza della costituzione.
Dossetti nasce il 13 febbraio 1913 a Genova , dopo aver frequentato il liceo classico a Reggio Emilia, s’iscrive a Giurisprudenza a Bologna dove si laurea nel 1934. Nell’autunno dello stesso anno si trasferisce a Milano all’università cattolica e diventa assistente di Diritto Canonico. Nel febbraio del 1945 entra in clandestinità e sale in montagna dove soggiorna fino alla liberazione.
Finita la guerra diviene vicesegretario della DC, fu membro dell’assemblea Costituente, diede il suo importante contributo alla stesura della carta costituente.
Nel 68 si dedicò completamente alla guida della sua comunità religiosa. Nel 84 ricevette la diaconia di Montesole.
Muore il 15 dicembre del 1996 e fu sepolto insieme ai martiri dell’eccidio nel piccolo cimitero di Montesole.
Dossetti fa un importante appello ai giovani dichiarando di non dimenticare la costituzione sol perché è stata “opera di una generazione ormai trascorsa” ma facendone sempre affidamento, poiché punto di riferimento e primo risultato verso un futuro pieno di libertà e diritti.

Il 12 ottobre è stata la giornata dedicata interamente alla scuola, alla scuola di un tempo: la scuola di Barbiana avente un unico ,grande maestro: Don Lorenzo Milani.
Don Milani arrivò a Barbiana il 7 dicembre del 1954.
Dopo poco incominciò a radunare nuovi giovani delle vicinanze di quel paesino di montagna. Egli sperimentò un nuovo tipo d’istruzione, basata sul motto “ I care” letteralmente "Io mi prendo cura" (in dichiarata contrapposizione al "Me ne frego" fascista).
Per arrivare in questo piccolo borgo abbiamo percorso alcuni chilometri a piedi, attraversando quelle strade che allora,portavano i giovani ragazzi verso un’istruzione alternativa.
La figura di Milani ci viene descritta dettagliatamente da un ex alunno: Michele. Egli ci ha illustrato come le lezioni venivano strutturate, come si mescolavano tra loro la praticità e lo studio, con quale dedizione Don Milani esponeva le proprie ragioni d’insegnamento. L’ex alunno ricorda nitidamente il metodo alternativo con il quale il maestro catturava l’attenzione e la grande stima in ognuno di loro. La scuola di Barbiana era un’esperienza educativa. Era una scuola aperta, dove il programma era condiviso dagli allievi, le idee del maestro erano spesso rivoluzionarie e inoltre, vi era un rapporto molto stretto tra colui che insegnava,e colui che apprendeva.
Don Milani muore il 26 giugno del 1967.
Le suo spoglie sono oggi ospitate in un piccolo cimitero ai piedi del borgo. Questo tipo d’insegnamento, può essere interpretato come una specie d’utopia, proprio perché non sarebbe possibile legare tra loro la praticità, lo studio e il lavoro soprattutto nella scuola odierna.
La grande differenza tra la scuola di Barbiana e la scuola d’oggi è che allora oltre alla matematica, alla storia e all’italiano si parlava d’ideali,
si parlava di futuro, di condivisione, di realtà.
Non vi erano differenze, l’uguaglianza era alla base dell’insegnamento,
l’approfondimento delle singole materie dava il giusto slancio verso una cultura individuale e sufficientemente resistente da poter essere tramandata.

Sara Fabbiani

Volantino? Quale volantino??????

Forse tutti avranno letto del fatto accaduto in questo mese al dall’Aglio o più precisamente nell’aula insegnanti dell’istituto; un persona sconosciuta ha appeso un volantino con un immagine di una santa, con la testa mozzata e sostituita con quella della Gelmini: ministro dell’istruzione. Vi era allegata una Ave Maria ironica, completamente modificata.
Il testo iniziava cosi : “Ave Mariastella, madre dell’ignoranza, tu sei benedetta da Tremonti ,ecc ecc ….”.
Subito il polverone ,le polemiche, il giorno seguente un giornale molto conosciuto e letto in montagna, ancora una volta non ha perso l’occasione di denigrare il nostro istituto. L’articolo ha gonfiato l’accaduto e ha colpevolizzato l’autore o gli autori, di blasfemia e volgarità e mette in guardia i ragazzi da una scuola di spinelli e di pochi contenuti. In tutto questo, ad essere sincero, non ci vedo niente di blasfemo o di volgare che possa urtare la sensibilità di qualcuno, ma c’è ironia e senso critico che dovrebbe accomunare i ragazzi e gli studenti della nostra età, in un clima di appiattimento, dove la volgarità è all’ordine del giorno e in televisione. Questo volantino è circolato anche nelle università di Parma e si può trovare da circa due mesi sul sito della SINISTRA DEMOCRATICA. Purtroppo tutti i giorni in televisione assistiamo a volgarità, a mancanza di valori , a mancanza di spessore, all’ipocrisia , anche in fasce orarie protette, ma non c’è grande levata di scudi da parte di nessuno, e nessuno si accorge quanto siano pericolose, perché lentamente e in modo subdolo possono influenzare negativamente le persone e togliere la capacità di critica e di ribellione. Io non mi sento anestetizzato e voglio essere libero di avere un mio pensiero e nessuno può togliere ai ragazzi,anche se molto giovani la capacità di camminare con le proprie gambe e l’entusiasmo tipico della nostra età.

Sebastiano Beretti

PROGETTO MONTAGNA, GOL IN ROSA

Baiso.
Maggio 2006.
Tre ragazze amiche da sempre di 12 e 13 anni, decidono di fondare una squadra di calcio femminile. Cominciano quindi a telefonare ad amiche,cugine e conoscenti e nel giro di poco si ritrovano in una decina. L’ US Baiso capisce che le ragazze hanno intenzioni serie e decide di dare loro un allenatore per farle provare. Inizia così un duro mese di allenamenti, le ragazze sono davvero motivate,ma ci sono ancora tante cose da sistemare e da imparare e sarà tutt’altro che facile.
Il 4 giugno dello stesso anno si gioca la prima partita:Reggiana-Baiso ,12-0…Una vera catastrofe!!! E così i sogni svaniscono,si spegne ogni tentativo di formare una vera squadra. Nonostante tutto le ragazze si rianimano e durante l’estate proseguono gli allenamenti per conto loro. Settembre. Arriva la comunicazione che la squadra femminile di Baiso è stata accorpata dal Progetto Montagna.
La squadra viene affidata al Mister Filippo Barozzi, intanto il gruppo cresce e cambia, c’è chi lascia, chi continua e chi si unisce. Purtroppo però si presenta un altro anno di fallimenti: Progetto Montagna femminile ultimo classificato nel torneo di calcio a 5. Settembre 2007 arriva una nuova allenatrice, Alessandra Gualandri, che viene affiancata a Filippo Barozzi e porta con sé alcune ragazze di Castelnovo Monti. Nello stesso periodo si uniscono una ragazza di Baiso e un’altra di Carpineti.
Il campionato di calcio a 5 2007/2008 si apre con numerose vittorie che portano le ragazze alla vittoria del campionato nella finale contro l’Arsenal giocata a Massenzatico. Finale sentita, finale che ha esaltato e preoccupato al tempo stesso la squadra,che è scesa in campo unita e grintosa accompagnata da un caloroso tifo. Tifo che non è stato deluso:la partita si è conclusa con un meritato 5-0.
Quest’anno il campionato OPEN B si apre a Rubiera con una vittoria. La partita iniziale ha sicuramente suscitato qualche preoccupazione. Si presentano infatti avversarie di 25-30 anni contro un Progetto Montagna a cui mancano l’attaccante e il portiere titolare,che viene sostituito dall’elemento fondamentale della difesa,per non dire della squadra. Sono inoltre tre le esordienti, due delle quali segnano un gol mentre una terza tiene in piedi la difesa.
Anche le tre partite successive si concludono con clamorose vittorie: Progetto Montagna vs Phoenix 8-0, Progetto Montagna vs Vianese 11-1 e Progetto Montagna vs Salvaterra le Viziate 4-0.
Il campionato inizia quindi con grandi soddisfazioni e chissà che anche quest’anno non sia il Progetto Montagna femminile ad ottenere il primo posto.
Le vittorie sono certamente importanti e soddisfacenti,ma il punto fondamentale è l’esistenza stessa della squadra, poiché non è per niente facile mettere insieme un gruppo di ragazze amanti del calcio. L’amore per lo sport, la voglia di vincere, il sacrificio, il divertimento e la passione accomunano questa squadra,più che squadra gruppo che vuole crescere, consapevole di essere e di poter diventare motivo di orgoglio per tutta la montagna.
Lucia Dolci