4 novembre 2008.
Ricordatevi bene questa data e questo grande avvenimento, che influenzerà il mondo: Barack Obama è il nuovo presidente degli Stati Uniti, è il primo presidente di colore nella importante storia americana. È finito il ventennio delle due famiglie più influenti come i Clinton e i Bush , ora si volta pagina. Queste elezioni saranno ricordate nella storia, non solo perché si è votato un presidente afroamericano, ma anche per il più alto numero di presenti al voto. Obama diventerà presidente effettivo solo il 20 gennaio prossimo, quando giurerà davanti alla Casa Bianca, da li inizierà il compito più arduo, prendere in mano la difficile eredità del governo Bush, iniziata con una guerra ingiusta e finita con la crisi economica che à coinvolto il mondo in modo disastroso. Obama propone punti precisi, ma difficili da realizzare, si impegna a ritirare le truppe dall’Iraq, a rendere la sanità pubblica( se non hai l’assicurazione in America, non hai la possibilità di curarti) ed aiutare in materia di politica economica le famiglie più bisognose e il ceto medio ( in America ci sono 4 milioni di poveri, e in tanti stanno perdendo la casa, con i mutui Subprime). Il mondo esulta, qualcuno deluso si lascia andare a battutine denigratorie come :”è giovane, è bello e abbronzato”. Le tv di tutto il mondo ci hanno tartassato per due anni, ci hanno informato continuamente e tenuto col fiato sospeso fino all’ultimo, ma alla fine Obama, bisogna dirlo è il presidente un po’ di noi tutti, perché il mondo dipende dal futuro degli USA. Ci ha portato un ventata di giovinezza, e ricorda un po’ gli anni 60 dei Kennedy. Anche io sono felice per questa vittoria ,anche se c’è il timore dovuto a fattori razziali, Obama rischia, 4 anni sono tanti e tutto può succedere, perché l’America è un paese evoluto ma pieno di contraddizioni. La sua elezione sarà anche un aiuto per la politica che spesso vede col fumo negli occhi le politiche di integrazione, questo avvenimento può dare una spinta a risolvere i problemi dei flussi migratori e alla convivenza civile con le varie culture.
Sebastiano Beretti
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