domenica 25 ottobre 2009

IL CANTO DEL FALCO

Se ne stava lì, pietrificato dalla paura, guardando bruciare il suo piccolo villaggio. Non gli era rimasto niente, né genitori, né fratelli, né amici. Qualche decina di chilometri più a est aveva una piccola casetta, con un po’ di fieno su cui poter dormire e poco di cui nutrirsi. Non sapeva cosa fosse successo. Era appena tornato da una piccola battuta di caccia, senza però aver catturato nessuna preda. Altran, l’unico superstite della tribù del falco, sapeva che, in quel momento, l’unica cosa che avrebbe potuto fare era andarsene da quella radura infuocata, scappare ed eliminare per sempre dalla sua mente quel terribile scenario al quale stava assistendo. Non riusciva però a muoversi. Era come se qualcuno lo stesse tenendo stretto per i piedi, come se due mani non volessero che scappasse, come se ci fosse ancora qualcuno in mezzo alle piccole capanne che bruciavano.
Sapeva che doveva muoversi verso est, oltre il piccolo fiume, dove aveva la piccola capanna in sasso, l’ultima ed unica cosa che gli era rimasta, altrimenti le fiamme lo avrebbero raggiunto molto presto.
“Cosa devo fare?”- continuava a ripetersi – “Cos’è successo alla mia famiglia? Perché tutto sta bruciando? Chi è stato a fare tutto questo?”. Non sapeva come reagire e nemmeno come muoversi…era in preda al panico e il fuoco era ormai a poche decine di metri da lui.
“Devo scappare, ora, o sarà la fine anche per me!”
Finalmente riuscì a fare qualche passo, poi iniziò a correre sempre più veloce, con le lacrime che gli scendevano lungo le guance per poi disperdersi dietro di lui. Non smetteva di correre, nonostante le gambe gli tremassero. Non prese nessuna direzione. Bastava solo correre, scappare, mettersi in salvo.
Tutto ad un tratto, sentì una voce che diceva:
“Corri Altran! Corri!”
Quella voce non era estranea. Assieme ad essa, arrivarono anche altre strane presenze, tutte familiari. Più le voci parlavano e più lui correva, senza mai cadere o rallentare.
Poi vide una sagoma in lontananza. Era una persona vera? Era solamente frutto della sua immaginazione? Altran cercò di chiamare quella persona, ma essa non dava segni di vita. Ormai era molto vicina; era vestita di bianco, con lunghi capelli castani.
“Mamma!”
La persona e Altran erano a meno di due metri di distanza. In pochi istanti, si trovarono faccia a faccia e Altran era sicuro che quella fosse sua madre. Fece uno scatto, per abbracciarla, ma lei mise la mano destra davanti a sé e gli disse:
“Aeoin”.
Poi svanì nel nulla. Altran sapeva che cosa gli aveva detto sua madre, “aeoin” era infatti il nome del falco del totem della sua tribù. Strane leggende giravano intorno al totem e una di quelle diceva che se una persona avesse avuto bisogno, aeoin le sarebbe venuto incontro, qualsiasi fosse stata la sua situazione.
“Il Monte del Volo! È lì che si trova il totem!”
In pochi istanti riprese a camminare, con ogni speranza rivolta verso il Monte del Volo.
-Fine prima parte-

Andrea Dallari

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