venerdì 22 febbraio 2008

Vivere è continua ricerca

Il primo risveglio è sempre difficile.
Quando si aprono gli occhi e la luce li ferisce come un ago di fuoco, l’istinto di ognuno è quello di richiuderli.
Ma si assume consapevolezza.
E si rimane immobili e perfettamente coscienti, occhi chiusi a osservare le macchie fastidiose che si rincorrono sulle palpebre, sapendo di doverli riaprire.
Di nuovo luce.
Luce sul mondo, luce per contemplarlo.
Per cambiarlo, dicono.
Cambiarlo, grazie tante! Ma sono solo io qua, con i miei occhi che piangono e la mia coscienza.
Che posso fare io?
Pensare.
Non servono proclami rivoluzionari, chiamate alle armi contro nemici ideologici.
La storia recente, per quel poco che ci può insegnare, dimostra che rivoluzione non fa mai rima con evoluzione. Semmai con involuzione.
Rivoluzione è illusione: chi la compie crede di poter cambiare qualcosa, di modificare il sistema; di fatto, però, modifica solo il nome e le modalità di questo. Sempre che succeda.
L a rivoluzione, nel suo senso comune, non porta a nulla perché la società all’interno della quale avviene è quella degli uomini, creatrice del modello precedente e successivo ad essa.
Se volete elogiare le azioni dei rivoluzionari e unirvi al loro ideale fate pure: ricordatevi, però, che l’unico merito di questi è di aver cambiato il gioco mantenendo le regole intatte.
Come cambiare, allora?
Come riuscire a trasformare davvero questo mondo?
La risposta è insita in noi: tornando alle origini, lasciando alle spalle qualunque forma di etica religiosa o politica, contemplando il mondo senza indossare il nostro travestimento abituale da esseri evoluti e superiori.
Vivere è continua ricerca: una vita regolata da dogmi che inebetiscono la curiosità non è degna di essere considerata tale.
Per cambiare il mondo mettetevi in gioco: fermatevi un secondo a considerare se tutte le vostre credenze e convinzioni sono davvero una base così solida come vi piace pensare.
Abbiate il coraggio di mettere in dubbio voi stessi, non il sistema creato dagli uomini; cambiando questo creereste solo un altro sistema umano e, in quanto tale, imperfetto.
La sola soluzione è ignorarlo.
Perché vale la pena vivere anche solo per il momento in cui la luce lacera l’occhio e distrugge tutte le convinzioni che, nella notte precedente la vita, abbiamo maturato; allora il dolore è immenso, ma non si possono più chiudere gli occhi.
Qualche lacrima colerà via, ma riusciremo finalmente a vedere il mondo.
Giuliano Gabrini

Nessun commento: