venerdì 12 febbraio 2010

Donna

La parola donna deriva dal nostro amato latino “domna”, forma sincopata di “domina” ossia “padrona”. L’utilizzo di questo termine prese vita nel Duecento in Toscana, per poi diffondersi in tutta Italia. Prima veniva infatti utilizzato il termine “femmina”. Questa figura è sempre stata piuttosto discriminata in molte culture e in contesti storici precedenti all’oggi, nei quali veniva riconosciuto alla donna soltanto la capacità di procreare e di prendersi cura della prole, della famiglia e della casa. Ancora oggi esistono culture dove la donna presenta una condizione simile di considerazione e, per questo, subisce maltrattamenti ed onte. Prendiamo come esempio uno dei più discussi e rilevanti: la condizione della donna nell’Islam. La complessa relazione tra la donna e l’islam viene trattata sia dai testi islamici, sia dalla storia e dalla cultura del mondo islamico. Il testo religioso principale, il Corano, ci rivela l’uguaglianza tra uomo e donna di fronte al proprio Dio ma a legge islamica, la Sharia, comprende, invece, distinzioni tra i ruoli di genere, i diritti e i doveri dei due sessi. Abbiamo perciò, tra gli interpreti delle norme giuridiche, differenti correnti di pensiero che si distinguono tra i più conservatori, i quali sostengono che le diversità tra uomo e donna siano dovute a differenti status e responsabilità e tra il liberalismo musulmano, il femminismo islamico ed altri gruppi che hanno esposto argomentazioni ed interpretazioni più aperte ed innovative rispetto al pensiero tradizionale. Va detto che nei paesi a maggioranza musulmana vengono concessi alla donna vari diritti per quanto riguarda il matrimonio, il divorzio, i diritti civili, lo status legale, l’abbigliamento e l’istruzione basandosi sulle diverse interpretazioni della dottrina islamica e sui principi di laicità. Tale situazione è notevole in quanto come Capi di stato di questi territori ci sono delle donne. Sicuramente questo è un importante traguardo raggiunto dalle donne islamiche, ottenuto grazie al lavoro e al sacrificio di associazioni e movimenti a difesa di esse. Tuttavia non occorre parlare in termini troppo generali sulla conquista di questi diritti, in quanto è necessaria un’analisi più attenta dei singoli Paesi islamici, ancora una volta distinti tra i più tradizionalisti, dove la donna viene considerata inferiore, e quelli con una visione più equa.
Non soltanto la donna islamica, però, nel corso della storia è riuscita a raggiungere determinati diritti, ma bensì l’intero mondo femminile. Attraverso numerose battaglie storico-sociali oggi possiamo vedere a capo di uno Stato, di un Ministero o anche soltanto di un’importante azienda una donna. Percorriamo, allora, alcune tappe fondamentali di questa affermazione attraverso fatti storici.
-Il suffragio femminile
1945: le diciottenni italiane possono votare, per il Senato occorrono 25 anni.
In molti paesi, fra cui alcuni di quelli che oggi vengono considerati “inferiori”, alle donne spettava già tale diritto: Albania, Armenia, Australia, Austria, Azerbaigian, Belgio, Bolivia, Brasile, Burma, Canada, Filippine, Finlandia, Irlanda, Islanda.

Giulia Bedini Howl n°11

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