Nearco ce l'ha un po' con tutto il mondo, in realtà, ed è comprensibile dato che quando è nato gli hanno appioppato un nome del cazzo.
Vorrebbe chiamarsi Ulisse, e per questo ha ventidue quaderni con scritto Ulisse in ogni pagina, dodici volte per riga. Vorrebbe chiamarsi Ulisse, ma si chiama Nearco, e per questo ce l'ha col mondo intero.
In particolare con Shari.
Noi non giudichiamo, siamo qui per leggere, ma non possiamo negare di essere un po' solidali con lui. Oltre alla disgrazia anagrafica di avere ereditato il nome di un obliato condottiero macedone, ci instilla simpatia la proverbiale sfiga di Nearco. Vogliamo dargli torto? Torni a casa un po' prima del solito e trovi tuo fratello – nel tuo letto fresco di bucato – a studiare l'anatomia della tua ragazza.
Non è che di cose logiche da fare ce ne fossero molte, in quel frangente, dopo aver scagliato contro il muro un po' di oggetti fragili e dopo aver buscato la tradizionale sbronza da cuore spezzato.
Il giorno dopo che si fa? Ci si taglia i capelli
si dipingono le pareti
si mangia un chilo di gelato
si guarda un film strappalacrime
o si ammazza la fedifraga.
Non è che di alternative ce ne siano molte di più.
Del resto la famiglia è sempre la famiglia, i parenti mica puoi venderli su eBay.
L'etica prima di tutto: eh (l'etica, se ci fosse più etica al mondo), Nearco lo pensa sempre.
Abbiamo vittima, movente e colpevole. Ma noi vogliamo veder scorrere il sangue, o no?
Bene, seguiamo Nearco.
Lui è tutto tranne il tipo che rovescia il caffè, quando si alza la macchinetta è già accesa da sedici minuti, esattamente il tempo che serve per scaldare l'acqua ma non troppo. Tiene premuto il pulsante giallo per quattro secondi, esattamente il tempo che serve per avere un caffè ristretto ma non troppo. Dopo avere posizionato la tazzina nella lavastoviglie e avere avviato il programma tre – lavaggio profondo ma non troppo – decide di andare a fare due passi.
Non andrà in biblioteca oggi, perché sa che incontrerebbe Shari e non ne ha voglia, è ancora presto. I cuori feriti hanno bisogno di tempo e spazio, si sa.
Ma non troppo.
Ricorda perfettamente ogni mossa di Shari, sa che ogni giorno prende l'autobus delle 7:38 per scendere in centro. Di solito anche Nearco prende lo stesso autobus, ma oggi decide di fare uno strappo alla regola. Nearco è tranquillo, dopo aver pianificato una minima variazione sul tema che gli consentirà di non incrociare gli occhi di quella puttana.
Se la vedo la ammazzo, ma sto bene, perché non la vedrò.
Proprio lui, che ha sempre tutto patologicamente sotto controllo.
Cosa direbbe, se sapesse che lei sarà in ritardo e lui sarà costretto a vederla con lo stesso sorriso stronzo di sempre, non cambiata di una virgola e lui si ricorderà improvvisamente di avere un coltello a serramanico nella tasca interna della giacca?
Riderebbe, Nearco, lui che sa sempre come andranno a finire le cose.
Riderebbe di sé, se credesse anche solo per un momento che una coincidenza del genere possa avere luogo proprio oggi. Non sarebbe da lui, lui ha sempre tutto sotto controllo.
Lui crede fermamente che alle 7:48 Shari non sarà lì, quindi non dedica nemmeno un atomo di pensiero alla possibilità di trovarsi davanti a lei, vedere sul suo collo segni stranieri e le dita spoglie di anelli.
L'ultima - e forse la prima - cosa che lo lega a Shari è l'inconsapevolezza.
Inconsapevolezza del copione di vittima e carnefice che interpreteranno tra poco, inconsapevolezza del loro destino di stelle della cronaca locale per i prossimi sei giorni, fino a quando non saranno sostituiti da altri Bravi Ragazzi Morti Tragicamente e altri Cattivi Ragazzi Problematici Non Abbastanza Compresi dalla Società.
Nessuno di noi ha difficoltà a mettersi nei loro panni, vero?
Voglio ritagliarmi una giornata per me, andare al parco a leggere un libro, non pensare alla mia ragazza che mi ha tradito con mio fratello... E finisco per ficcarle una lama in mezzo alle costole, e bagnarmi le mani del suo sangue.
Non è una cosa che si possa progettare a colazione, davanti a una tazza di latte parzialmente scremato piena di cereali poveri di grassi saturi e ricchi di ferro ma non troppo.
Se non che.
Se non che, i cereali poveri di grassi saturi e ricchi di ferro ma non troppo sono quasi finiti. Nella scatola ce ne sono 27 grammi, e una colazione sana ed equilibrata ne prevede 35.
Nearco sbuffa, e va a prendere una scatola nuova.
Dopo aver aggiunto gli 8 grammi necessari può finalmente iniziare a mangiare, seguendo le trentatré masticate necessarie a una sana digestione. Mangiare in fretta equivale ad allacciarsi un cappio di seta al collo, così dicono gli esperti.
Un minimo dislivello, ma sa che arriverà puntuale all'autobus delle 7:48.
Lui non arriva mai in ritardo, per questo non affretta il passo uscendo di casa.
Poi vede l'autobus delle 7:48 che si sta fermando, facendo gli ultimi metri di corsa ce la può fare.
Vede anche Shari, che si appresta a salire.
Non è possibile, lei non deve essere lì. Invece c'è, e non si è nemmeno accorta di lui.
Nearco attraversa la strada di corsa, infilando inconsciamente la mano in tasca, dove sa che c'è il coltello. La raggiungerà prima che salga.
Ora sa. Sa che sta per ucciderla, non può più evitarlo.
Corre ma non troppo, per paura di cadere.
Lasciamolo un attimo fermo.
*****
Nemmeno Sarah sa, ma lei è più tollerante.
Non impreca contro la barista che tarda a darle il resto, né si arrabbia per il tacco che si rompe sul selciato di viale Mazzini.
Lei la prende con filosofia – salvo poi ricordarsi che ha un cartellino da timbrare, e di conseguenza accelerare a tavoletta dopo essersi accorta di essere in ritardo marcio.
Accelera su una via quasi deserta, ci passa giusto qualche bus alla mattina, cosa vuoi che succeda.
Succede che le sbuca davanti un ragazzo sulla ventina, che sta correndo per non perdere l'autobus. Sembra che abbia qualcosa in mano, forse un coltello, ma è difficile dirlo. Sarah non riesce nemmeno a vedere che faccia abbia, prima di vedere il suo cranio a pezzi contro il parabrezza.
Shari osserva tutta la scena da fuori, inorridita.
Condannata da un caffè e salvata da un tacco e una manciata di cereali.
Assurdamente libera. Ma non troppo.
(Foto di Ronja N. / youthphotos.eu)
(Disegno di Mitarashi - Gaia Online Commission)
Barbara Palladini
1 commento:
Un bel trancio di paranoia periurbana. Complimenti.
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