E’ fondamentale che tutti sappiano cosa realmente è stato, ma soprattutto che vedano le montagne di cappelli, di occhiali e di scarpe che oggi riempiono i luoghi di vita di questi prigionieri, per capire il reale numero di persone costrette a subire questa tortura, forse più mentale che fisica.
Il nazismo, per poter resistere anni e anni, aveva creato un clima di favoritismi e paure per sfuggire alla nascita di voci e sospetti, comunque limitati anche dal totale controllo dei mezzi di comunicazione. Solo alcuni gruppi si organizzarono per denunciare ciò che stava accadendo, ma queste notizie impiegarono troppo tempo per uscire dalla Germania, cosicché i tedeschi poterono quasi completare la soluzione finale.
La missione di tutti noi è fare tesoro delle testimonianze portateci e a nostra volta divulgare queste informazioni per far sì che tutto questo non vada perduto, ma che rimanga ben impresso nelle menti; soprattutto ora che i reduci di queste deportazioni stanno via via morendo per motivi anagrafici, lasciando così alle generazioni future il dovere di ricordare.
Ancora troppi ignoranti giudicano bene queste azioni e identificano questi momenti come anni d’oro dell’umanità, a volte arrivando addirittura ad invocarne un ritorno; proprio per queste persone, che spesso parlano per sentito dire, servono questi viaggi, con la speranza che possano aprire la loro coscienza ad una maggiore consapevolezza ed intelligenza.
(foto di Confused Vision Photo / flickr.com/photos/confusedvision/)
Simone Zini
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