Un proverbio orientale recita: "Chi di nulla si meraviglia non farà mai nulla di meraviglioso". In un’epoca filtrata dai mass media, che sono diventati il tessuto connettore della nostra esperienza quotidiana, il segreto della meraviglia sta proprio nel riuscire a possedere il linguaggio degli stessi mass media: saperli leggere, comprenderne le espressioni e i contenuti, poterne decostruire e interpretare il senso.
"Il mondo che ci circonda viene ripetutamente e costantemente dischiuso e rappresentato con lenti multiple di testi scritti, orali e audiovisivi" scrive il sociologo inglese Roger Silverstone, una frase che lascia intendere quanto i mass media siano capaci di fare cultura. Si tratta di una potenzialità straordinaria, in cui è centrale il valore della parola. Già Lewis Carrol lo constatava, facendo dire ad un personaggio di "Attraverso lo Specchio e quel che Alice vi trovò", seguito de "Le Avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie pubblicato nel 1871, che si chiamava Humpty Dumpty, uovo antromorfizzato seduto su un muretto, esattamente questo: "Quando uso una parola questa significa ciò che voglio che significhi, né più né meno…La questione è di sapere chi è il padrone; è tutto qui".
Ma oggi alla parola è necessario aggiungere l’immagine. Ecco posta, allora, la questione del punto di vista da cui si guarda la propria esperienza e quella altrui. Di chi è l’immagine, di chi è la parola? Qui è dei cittadini del mondo. Howl significa ululato, grida scomposta sotterranea che spinge a realizzare intenzioni creative, a mettere in forma ciò che si percepisce: potrebbe essere una plausibile traduzione di informazione.
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